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"Giancarlo Fornei, il coach delle donne. Aiuta le donne a vincere. Nello sport, come nella vita!" |
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Ultimo aggiornamento
Mercoledì 13 Dicembre 2023
Home >Articoli>Saper comunicare bene Saper Comunicare Bene Nel bellissimo libro di Carlo Majello “L’Arte di Comunicare” (pur essendo un po’ datato è molto interessante da leggere), c’è scritto che saper comunicare significa sapersi esprimere; sapersi esprimere significa farsi capire. Per farsi capire occorre suscitare interesse in chi ascolta le nostre parole. In sintesi, per comunicare occorre: conoscere il destinatario; usare appropriati veicoli di trasmissione; saper suscitare interesse; informare esaurientemente; ascoltare e valutare le reazioni del destinatario; migliorare, se necessario, il contenuto dell’informazione trasmessa, usando differenti e più efficaci mezzi di comunicazione; suscitare interesse con nuovi stimoli; riascoltare e valutare di nuovo le reazioni del destinatario, sempre, all’infinito. Ma comunicare che cosa significa realmente? “Comunicare” significa inviare, trasmettere, trasferire, far conoscere, ecc. Comunicare significa tante cose e può non significare nulla: tutto dipende dal senso che vogliamo dare alla parola. Più semplicemente possiamo affermare che “comunicare” significa “trasmettere”. Chi comunica è una “fonte di trasmissione” e chi riceve è il “destinatario”. Verbale, paraverbale e non verbale. Eccoci giunti agli aspetti più importanti della comunicazione. Suggerirei alla nostra amica (nonché a tutti Voi) di prestare attenzione a ciò che si dice e a ciò che si fa. Intanto, attenzione alle parole: parlare semplice è uguale a parlare chiaro. Usare il linguaggio più forbito spesso non aiuta a catturare l’attenzione di chi ascolta, anzi, molto spesso causa l’effetto contrario. Durante i miei corsi cito sempre questo detto: “Usa il linguaggio dello scemo del villaggio…che ti capirà anche il saggio”. Prima regola di un buon comunicatore è di conoscere il pubblico al quale dovrà parlare. Usare un linguaggio da marketer va bene…..se dovete parlare ad un pubblico d’addetti ai lavori. Ma se l’uditorio è composto di persone che non vengono dallo stesso ambiente, sarebbe meglio se utilizzaste parole semplici, tratte dal linguaggio comune, in modo che tutti capiscano e che nessuno si annoi. Tenete presente che il verbale (ovvero le parole che sono dette in una qualsiasi conferenza, seminario, lezione scolastica, o semplice riunione di lavoro) rappresenta solo il 7% della comunicazione. Ciò significa che le Vostre parole, colpiscono l’attenzione dei presenti in misura minore di quanto possiate pensare. Se Vi limitate ad usare solo il verbale correte il rischio di parlare esclusivamente alle persone auditive, e quindi: di escludere tutte le altre. Alla fine del Vostro incontro, molte delle persone presenti avranno afferrato solo una percentuale minima di ciò che avrete detto. Per quanto riguarda invece il paraverbale (tono, timbro, volume, inflessione della voce, ecc), è bene alternare il tono in base agli argomenti trattati. Ma perché è così importante variare il proprio tono di voce? Perché il 38% della comunicazione passa attraverso il tono, il timbro, il volume e l’inflessione della voce. Questo significa che se Volete farvi capire dovete assolutamente alternare il tono della voce in base ai concetti che state esprimendo. Se non lo fate, se continuate a parlare con il solito tono di voce, rischiate, nella migliore delle ipotesi, di fare addormentare le persone. In questo caso ci rivolgiamo, in modo preferenziale, alle persone chiamate cinestesiche. Sulla base delle mie esperienze personali, Vi consiglio d’integrare sempre il Vostro discorso con metafore, aneddoti, paradossi, case history e, soprattutto, portare esempi concreti della Vostra esperienza vissuta. Queste persone hanno bisogno di provare sensazioni, amano l’effetto “pelle”: apprendono di più da una breve esperienza raccontata in cinque minuti, con enfasi e piena di sensazioni (e quindi con un tono di voce appropriato), che da una relazione della durata di un’ora, letta (nel senso stretto della parola) con tono lineare e spesso (troppo spesso) stucchevole. Infine, ben il 55% della Vostra comunicazione passa attraverso l’atteggiamento non verbale, chiamato anche “IL LINGUAGGIO DEL CORPO”. Per esempio il contatto con gli occhi, i movimenti del corpo, delle mani, i supporti visivi, ecc. In questo caso si coinvolgono tutte quelle persone che hanno, come sensi più sviluppati, quelli visivi. A tale proposito consiglio sempre di guardare, a turno, tutte le persone presenti nella stanza. Scambiate con ognuna di loro il Vostro sguardo, fate in modo che si sentano coinvolte. Poi sappiatevi muovere, sappiate muovere soprattutto le mani. Niente mani in tasca (per evitarlo basta tenere in mano un pennarello con cui scarabocchiare una lavagna a fogli). Usatele, le mani. Usatele per accompagnare le Vostre parole, i toni, le cadenze, per rilevare dei passaggi importanti. Muovete le mani sempre aperte verso gl’altri; non stringete mai i pugni e non incrociate mai le braccia. Laddove potete, usate sempre i lucidi per aiutarvi (ed aiutare le persone a capire meglio) nella vostra presentazione. Ricordatevi, sempre, che per comunicare a 360 gradi dovete “toccare” tutti i sensi. Dovete trasmette le informazioni attraverso tutti e tre i canali d’accesso: auditivo, visivo, cinestesico. Spero di essere stato d’aiuto alla nostra amica e magari, anche a qualcuno di Voi. Chi volesse pormi delle domande su questo o altri argomenti, può farlo scrivendomi ad info@giancarlofornei.com Giancarlo Fornei Formatore & Personal Coach Bibliografia consigliata: L’Arte di Comunicare, Carlo Majello – Franco Angeli; Introduzione alla Pnl, Jerry Richardson – Alessio Roberti Editore; Segnali del Corpo, Vera F. Birkenbihl – Franco Angeli. Sei un tipo positivo? Ti appassiona il settore motivazionale? |
Giancarlo
Fornei - Formatore Motivazionale, Scrittore & Mental Coach - "Il Coach delle Donne"
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