N@ture and Wellness |
Avete presente un funambolo? Una corda, metri sopra il vuoto e voi lì, con lo sguardo alla corda e la mente al vuoto, un brivido che attraversa il corpo e lo stesso corpo che si muove, quasi impercettibilmente, con i movimenti dell’uomo sospeso, per evitare la caduta. Perché si può cadere: per davvero o per empatia. La qual cosa è poi il motivo per il quale si va al circo. È stato Adam Smith, economista e filosofo del settecento, a notare il meccanismo d’identificazione, paragonandolo al “piacere di vedere la felicità negli altri”. Chi lavora nel campo della relazione d’aiuto, ha fatto esperienza di situazioni in cui, ad un tratto, la comunicazione con l’altro diviene intuizione immediata, comprensione profonda, capacità di riconoscere nel proprio spazio mentale il significato e il valore di ciò che l’interlocutore porta. E la meraviglia del nostro cliente si esterna dicendo: “Ma lei come fa a sapere questo, mi ha letto nella mente?” La straordinaria scoperta dei neuroni specchio (1), realizzata dal team del Professor Rizzolatti dell’Università di Parma, apre un’interessante prospettiva che può darci una spiegazione scientifica a quanto abbiamo appena scritto. I neuroni specchio, attraverso il rispecchiamento, cioè attraverso la simulazione nel nostro cervello delle esperienze provate dalle altre persone, permettono di comprendere a fondo ciò che queste provano. Il rispecchiamento consente di raggiungere la massima comprensione e sintonia empatica, e questa capacità di rispecchiare gli stati interni dell’altra persona assume un’importanza fondamentale nelle relazioni d’aiuto, tanto più che può essere appresa e sviluppata. Dato che il processo di rispecchiamento è immediato non si può parlare di imitazione, ma di comprensione diretta, esperienza interiore che si traduce in azione senza la mediazione dell’astrazione logica. Questa scoperta potrebbe spiegare il fenomeno dell’empatia rivelandone una base biologica, dal momento che le strutture neuronali coinvolte quando noi proviamo determinate sensazioni ed emozioni sembrano essere le stesse che si attivano quando attribuiamo a qualcun altro quelle “stesse” sensazioni ed emozioni, consentendoci di cogliere il vissuto altrui in una immediatezza e vivacità che fanno del vissuto empatico qualcosa di assolutamente diverso da un ragionamento per analogia. Grazie ai meccanismi di rispecchiamento e simulazione, l’altro è vissuto come un “altro sé” (Gallese 2007) (2). Secondo quanto potrebbe suggerire l’ipotesi dei neuroni specchio, ciò che l’altro prova non viene dedotto o ricostruito, ma sperimentato al proprio interno e contemporaneamente percepito come appartenente all’altro. L’altro è dentro il percepente, ma è sentito come separato. La verità dell’altro è avvalorata dalla forma della sua percezione: è sentita dentro di sé, è come se fosse la propria. Miller e Rollnick (3), nel descrivere la comunicazione trasformativa operata dal Counseling Motivazionale, ricordano un importante principio della psicologia della percezione, secondo il quale, quando una persona dà voce a ciò che sente, chi la ascolta fa esperienza delle sue emozioni e della sua rappresentazione del mondo. A questo, i due autori aggiungono che il fatto che l’entrare in una sintonia espressiva con l’interlocutore dipende non solo dal percepire e accogliere i vissuti che il suo parlare producono, ma anche dal fatto di restituirli e rispecchiarli al parlante. La rappresentazione di sé che l’interlocutore riceve (che origina da tale rispecchiamento) ha il potere di rendere più probabile un cambiamento, poiché è connessa con un afflusso d’energia e con un’immagine/mappa di sé più dettagliata. La relazione rispecchiante, vale a dire empatica, è la condizione essenziale per la manifestazione e la conoscenza delle individualità e, in definitiva, per la crescita e la trasformazione psicologica. La rilevanza del suo ruolo si manifesta anche nell’essere parte del corredo genetico della specie e nella comparsa precoce nell’evoluzione del singolo. Infatti, la capacità empatica compare nei primi mesi di vita, è connessa, per ciascun individuo, con le vicende dalle prime esperienze di relazione con la madre (Martin Hoffman, 2008)4, procede negli anni attraverso fasi di sviluppo (Allan Schore, 2008)5 e, soprattutto per i primissimi anni di vita, ha una funzione decisiva per la promozione dello sviluppo neuronale. L’affermazione di Pascal, che spiega il funzionamento dell’empatia “Le persone si lasciano convincere più facilmente dalle ragioni che esse stesse hanno scoperto piuttosto che da quelle scaturite dalla mente di altri”alla luce delle riflessioni sul funzionamento della relazione rispecchiante, andrebbe formulata nella seguente maniera: “Le persone si lasciano convincere più facilmente dalle ragioni che esse stesse hanno scoperto in una conversazione empatica piuttosto che da quelle scaturite dalla mente di altri”. La scoperta delle proprie ragioni avviene più facilmente in una conversazione con un interlocutore riflessivo (cioè votato a rispecchiare e rappresentare l’altro e non se stesso) ed è qualcosa che motiva al cambiamento molto più della pressione dell’interlocutore intenzionato a convincere. Quando siamo impegnati in una conversazione, noi esseri umani tendiamo reciprocamente a imitare le strutture sintattiche dell’altro, chi ascolta rispecchia con la propria lingua la persona che sta parlando. Il rispecchiamento del parlato dell’interlocutore è necessario per poter riconoscere il parlato stesso (Iacoboni, 2008). In una conversazione faccia a faccia vi sono altre forme d’imitazione e di allineamento interattivo: i gesti simultanei, l’orientamento degli sguardi, le rotazioni e i ritmi del corpo sono molto importanti nell’aiutarci a comprendere il senso di ciò che viene detto. Condividiamo questa prospettiva di lavoro secondo cui gestualità e linguaggio sono un unico sistema, i gesti sono parte integrante del linguaggio tanto quanto le parole, (Iacoboni, 2008). Il counseling motivazionale è particolarmente generoso nell’utilizzo del rispecchiamento e della relazione empatica. Attiva queste dinamiche attraverso una particolare forma di rispecchiamento empatico che prende il nome di ascolto riflessivo. Qui è importante sottolineare il significato che si attribuisce al termine riflessivo. Con esso non ci si riferisce alla funzione cognitiva del riflettere, bensì alla dinamica del rispecchiamento, quindi alla possibilità di riflettere che ha uno specchio. Quella dinamica che aiuta la persona a risentire, a rivedere la trama della propria esperienza soggettiva, che la aiuta a rimettere ordine tra i vari passaggi e che a volte, in risposta ad una battuta di ascolto riflessivo del counselor, le fa esclamare “interessante, è la prima volta che vedo le cose in questo modo”. E quel modo è esattamente quello che il counselor ha colto nelle parole del cliente e che ha rispecchiato e restituito e che, da quel momento, diventa, per il parlante, una conoscenza di sé a tal punto profondamente sua da sentire d’averla sempre posseduta. E, per di più, in grado di coagulare le energie per una definizione evoluta o trasformativa di sé. Prodigi della relazione empatica. La pratica clinica e l’esperienza della relazione d’aiuto, nelle sue più ampie articolazioni, confermano la percezione dei clienti nel sentirsi compresi e in sintonia - non giudicati ma aiutati, a comprendere e a cambiare – con il professionista che utilizza il rispecchiamento empatico sotto forma d’ascolto riflessivo (6). Il significato di una battuta d’ascolto riflessivo dà luogo ad ulteriori catene di significato, mentre sentiamo un nostro stato interiore prendere voce e forma dal nostro interlocutore. Un’affermazione contenente le due facce della situazione, o anche la ripetizione semplice di una o più parole chiave del nostro discorso, possono far balenare un piccolo satori, il termine Zen che sta per illuminazione: qualcosa che apre le porte dell’intuizione, della percezione, l’insight nella psicologia dinamica. L'insight è un termine utilizzato per indicare una ridefinizione del sistema da parte del soggetto, ridefinizione che permette al soggetto di vedere la situazione da un altro punto di vista, e, quindi, uscendo dal vicolo cieco dell’impostazione precedente, di risolvere il problema postogli. Il concetto d’insight è importantissimo perché descrive il processo d’apprendimento in termini nuovi, non per "prove ed errori" (trials and errors) come da tradizione comportamentista, ma per riconfigurazione dello spazio del problema e conseguente salto verso la sua soluzione. Le ricerche sui neuroni specchio, così come sono state impostate dal team dell’Università di Parma, c’inducono un doppio auspicio. Il primo riguarda il lavoro interdisciplinare, culturale, scientifico e terapeutico, tra aree (neuroscienze, filosofia, arte) che raramente s’incontrano pur avendo tutte come interesse principale “l’uomo”, con la sua vita di relazione, la sua capacità di realizzazione e di cambiamento. L’altro, ci sostiene e ci conferma nello sviluppare il nostro stile di lavoro che considera il rispecchiamento empatico una caratteristica essenziale del counseling motivazionale. Rispecchiare l’interlocutore non è solo una forma di comunicazione non verbale, bensì, in primo luogo, è qualcosa che ci aiuta a percepire le espressioni dell’altro e, quindi, le sue emozioni (Iacoboni, 2008). I risultati delle ricerche sui neuroni specchio suggeriscono che attraverso il rispecchiamento siamo in grado di provare ciò che prova il nostro interlocutore. Allo stesso tempo ci piace evidenziare che i neuroni specchio permettono di comprendere a fondo ciò che l’altra persona prova, attraverso la simulazione nel nostro cervello delle esperienze da lei provate. Questo ci sembra un passaggio fondamentale, in quanto la simulazione nel nostro cervello crea una rappresentazione delle emozioni dell’altra persona attraverso il nostro modo immediato di assegnare senso e valore a quella percezione. Sembra quindi che il rispecchiamento neuronale crei un ponte fra le persone senza inficiare il ruolo della soggettività. In questo senso ritornano quanto mai attuali le parole del padre della relazione empatica: “lo stato di empatia è il recepire lo schema di riferimento interiore di un altro con accuratezza e con le componenti emozionali e di significato ad esso pertinenti, come se una sola fosse la persona – ma, senza mai perdere di vista questa condizione del come se... quando questa qualità di come se manca, allora lo stato è quello dell’identificazione” (7) (Rogers 1983). Per info e contatti: antoniobimbo@alice.it * Antonio Bimbo, Sociologo clinico e supervisore, direttore Scuola Italiana di Counseling Motivazionale, sede di Ferrara, trainer e counselor del Colloquio Motivazionale. NOTE
1.Iacoboni M., I neuroni specchio, Come capiamo ciò che fanno gli altri, Boringhieri,
2008. 2. Gallese V., Dai neuroni specchio alla consonanza intenzionale, Meccanismi neurofisiologici dell’intersoggettività, Rivista di Psicoanalisi, 2007, LIII, 1, 197-208. 3. Miller W., Rollnick S., Il Colloquio Motivazionale, Edizioni Erickson, 2004. 4. Hoffman M.L., Empatia e sviluppo morale, Il Mulino, 2008. 5. Schore A.N., La Regolazione degli Affetti e la Riparazione del Sé: La Neurobiologia dello Sviluppo Emozionale, Astrolabio, 2008.
6. Bimbo A., Il medico e la motivazione del paziente, I risultati di un primo monitoraggio, in Itaca, n, 26, Roma, 2006, pp. 82-87. 7. Rogers C., Un modo di essere, Martinelli, 1983. |