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Sono papà di Sebastian, un ragazzo di 17 anni che frequenta la III°
Alberghiero e di Mattia, un ragazzo di 14 anni, giunto in III° Media. Devo
ammettere che fare il genitore è il mestiere più difficile di questo mondo,
molto più facile, per me, stare in mezzo ad una Convention e tenere a bada
300 venditori.
Alzi la mano, chi tra Voi, mamme e papà che state leggendo, almeno una volta
non ha pensato di fuggire da casa e tornare al lavoro, anziché affrontare la
situazione complicata che si era creata, in quel momento, con i propri
figli.
Nessuno? Mi dispiace, ma stento a crederlo. Intendiamoci, lungi da me
mettere in dubbio la tua parola, anche se sono un po’ geloso, perché io,
purtroppo, sono caduto “in tentazione” parecchie volte, e quella santa donna
di mia moglie, Paola, a ben ragione me lo ricorda spesso.
Poi gli anni passano e crescendo, si diventa più maturi, più saggi e si
capisce che gli anni migliori dei tuoi figli te li sei giocati alla roulette
del lavoro e sono cresciuti senza le tue giuste attenzioni. A quel punto
cosa fai? Ti rimbocchi metaforicamente le maniche e ti dai da fare, cercando
di recuperare il tempo perduto. Ma c’è un problema:
il tempo non torna mai indietro e, quello che hai perduto, se n’è andato per
sempre.
Il tempo, come i soldi, è prezioso proprio perché è davvero limitato; tutti
ne abbiamo solo una parte limitata. Anche tu. Dai retta a me, molto meglio
prevenire questo problema e cominciare sin da subito a dedicare del tempo a
tuo figlio o a tua figlia.
Benjamin Franklin
diceva:
“Il tempo perso non si ritrova più”.
Parlo in particolar modo ai maschietti perché sono solitamente loro, che si
allontanano più spesso dai propri figli. Per la donna, è molto più facile
coniugare lavoro e famiglia. Per noi, no. So che anche tu sei impegnato nel
cercare di far avere alla tua famiglia il meglio, capisco anche sé sei
indirizzato verso la scalata del successo, oppure, se purtroppo, al
contrario vivi un momento difficile nel lavoro e la mancanza di solidità
economica ti porta via i punti di riferimento da offrire ai tuoi figli. In
tutti e tre i casi, credimi, è comunque indispensabile cercare di capire e
stare vicino a tuo figlio. E se vuoi imparare a capirlo ed avere dialogo con
lui, devi imparare ad ascoltarlo di più.
Mi considero una persona fortunata, perché attraverso lo studio della
programmazione neuro-linguistica mi sono riavvicinato ai miei figli ed ho
finalmente cominciato a fare quello che avrei dovuto fare sin dalla loro
nascita: ascoltarli.
Ci sono due tipi di ascolto: attivo e passivo.
Conosco molte persone brave nell’ascolto passivo, quell’ascolto tipico di
quando sei seduto in poltrona guardando la tua squadra di calcio preferita e
tuo figlio cerca di attirare la tua attenzione (invano) e tu, gli rispondi
con monosillabe……… “uhm, si, ah si?, ecc.”. Anche tu sei bravo in questo
tipo di ascolto? Mi dispiace, questo è il tipo di ascolto che ti porta solo
svantaggi.
Dammi retta, usa un ascolto diverso, che ti fa spengere il televisore o
abbassare l’audio, e guardare negli occhi tuo figlio e dirgli: ti ascolto,
come posso aiutarti? L’ascolto attivo è difficile, perché per riuscirci devi
restare concentrato su tuo figlio che parla. Devi regolare continuamente la
tua attenzione su di lui, per restare consapevole di ciò che ti sta
raccontando. Devi cancellare tutto quanto hai intorno e concentrarti su di
lui. Pensi di farcela? Oppure stai già cominciando a pensare che è
difficile? Certo che è difficile. Che diamine, mica voglio raccontarti
favole. Inoltre, io sono l’ultimo dei genitori che può vantare di aver
sempre avuto un comportamento esemplare, anche se, proprio perché ho capito
quanto sono stato “stupido”, ho deciso di aprire gli occhi (ed anche le
orecchie) a te, ed a tutti i papà che leggeranno quest’articolo.
Caro papà, anche se sei molto occupato, trova un po’ di tempo nella tua
giornata e passa più tempo con il tuo ragazzo o con tua figlia.
Impara ad ascoltarlo ed accadrà un miracolo: comincerai a capirlo.
Ascoltare è una capacità che si apprende con il tempo, e se la sviluppi al
massimo non solo accresci la tua capacità di imparare, ma aumenti anche le
tue possibilità di vivere dei rapporti positivi. Cominciando da quelli con
tuo figlio. Dio ci ha dato due orecchie ed una sola bocca, un motivo ci
sarà? Direi proprio di sì, il messaggio è chiaro:
ascolta di più e parla di meno.
Questa è una tecnica infallibile, che nella vendita mi ha garantito ottimi
risultati. Sono certo che anche nel rapporto con tuo figlio può fare la
differenza. Inoltre, cosa che non guasta mai, migliorare la tua capacità di
ascolto, oltre che migliorare il rapporto con tuo figlio o tua figlia,
paradossalmente migliorerà il rapporto anche con tutti coloro che ti sono
vicino. Concordi con me che conviene?!
Vuoi imparare a capire i tuoi figli, ad avere un miglior rapporto con loro?
Dai retta a me, che ho commesso l’errore prima di te: ascoltali di più.
Chiudo con questa bellissima frase di
Richard Moss:
“Il dono più grande che si possa fare a un altro è l’attenzione completa”.
Ti giunga il mio più cordiale saluto e se hai delle domande da pormi su
questo o altri argomenti, scrivimi ad
info@giancarlofornei.com farò
il possibile per rispondere personalmente ad ogni email. Gennaio
2006
Giancarlo Fornei Formatore & Personal Coach |